Perché avevo bisogno di un sedativo, L'ANESTETICO DEL CASO.
Perché il dolore era insopportabile. E la curiosità pure. Perché volevo nuovi elementi da giudicare. Causa o conseguenza, Torino-Roma. Andata e ritorno.
Una gita: la mia scappatella.
Un salto indietro nel tempo, per constatare che non è più il lusso del decennio precedente, ma che tuttosommato negli anni 90 si può ancora stare bene.
Una gita: il mio ritornello.
Boccata d'aria, sospiro di sollievo. Ma ora che già, e sottolineo già, stringo i denti, mastico amaro, e non ricordo più: che senso ha stare bene per poi mettere in coda i sentimenti? Perché partire per poi tornare? Movimento apparente che forse non dovevo partire, se dovevo tornare. E allora non sono mai partita, se tanto mi ritrovi qui. Ci sono sempre stata, sempre esisterò. Perché noi non siamo tipi da toccata e fuga, da mordi e fuggi. Noi non vogliamo cogliere l'attimo luogo comune, noi vogliamo sprecare l'eternità. Hic et nunc. Solo allora ci sentiremo responsabili: ho scelto bene, ho fatto male. Ecco, volevo rassicurarti di tutto questo. Com'è vero anche che Dio li fa e poi li accoppia, che i coglioni girano in due, e soprattutto -quel che più mi preme- chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Haha, più forma che contenuto, sì. Ma per fortuna la mano di Giove affonda con realismo nella coscia di Proserpina. Marmo nel marmo. Urlo soffocato. Felicità sproporzionata. Ma fortunatamente sai che faccio io? Rinuncio al movimento. Fermezza provvisoria. Ebbene sì, poso la cartella e sfilo gli stivaletti. Pausa o dimenticanza, poco importa. Se voglio torno e li riprendo. Così, perfezione di non senso.
Una gita: la mia storiella.
E scusa se qualcosa non fa rima, ma qualcosa non tornava.
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