
Se anche tu hai un sogno nel cassetto,
cerca di realizzarlo.
Fosse anche un desiderio infantile.
Anche solo dimagrire.
Amanda?
C'è puzza di pelle e di giacche a poco prezzo, mentre cerco di ascoltare la conversazione dei tre ragazzi accanto a me. Carlo mi comunica che stasera tutte le persone presenti sono potenzialmente interessanti, questi nel caso specifico parlano di cinema e saltellano.
Io sbadiglio e mi distraggo.
E poi Carlo? Altre indicazioni?
-Sbrigati con quell'hot-dog. Voglio andare sotto al palco, sentire di cosa sa il suo sudore.
Allungo il naso, forse Carlo è la tua giacca di pelle che puzza. Ma io ti seguirei ovunque. Ti prego girati, guarda se ci sono.
Il concerto comincia.
I miei occhi sono ancora a terra, persi tra le briciole che ho prodotto con quell'hot-dog.
Ma soprattutto penso alla mia macchina, a quel ragazzo mulatto che è passato proprio mentre Jean buttava la borsa con il computer nel bagagliaio.
E sai Carlo quando mi risveglio?
Quando Amanda allontana il microfono, come se questo fosse una madamigella diventata improvvisamente inutile e noiosa, ma la voce continua a uscire elegiaca dalle casse. Il microfono non serviva: ma non me l'aspettavo, capisci? Potevo restare delusa, girarmi verso qualcuno a caso e con una smorfietta sarcastica commentare: -Eh, lo sapevo che era in playback. E invece ho deciso di prenderla come un altro geniale colpo di scena.
è qui che mi risveglio.
La sala nel frattempo si è riempita. Amanda:
-You guys are fucking awesome!
In questo cubo claustrofobico non mi sono mai sentita così libera. Archi e violini si rincorrono, Amanda fa da ponte, triangolo equilatero senza prospettiva; e quando gli strumenti si sovrappongono, i presenti si abbracciano.
Io, io mi nascondo. Sono impalata davanti al gesso del suo piede: uno scarpone e uno stivale, un'altra messa in scena pensavo, e invece era necessità.
E sul finale, quella maschera incerata rubata al teatro giapponese.
Amanda resuscita mille volte stasera. Lo sapevo, questo sì, che non poteva essere morta.
cerca di realizzarlo.
Fosse anche un desiderio infantile.
Anche solo dimagrire.
Amanda?
Music Drome, Milano.
Il locale dentro è come lo ricordavo, buio come un cubo, eppure dispersivo: ci metto un po' ad abituarmi alla penombra.C'è puzza di pelle e di giacche a poco prezzo, mentre cerco di ascoltare la conversazione dei tre ragazzi accanto a me. Carlo mi comunica che stasera tutte le persone presenti sono potenzialmente interessanti, questi nel caso specifico parlano di cinema e saltellano.
Io sbadiglio e mi distraggo.
E poi Carlo? Altre indicazioni?
-Sbrigati con quell'hot-dog. Voglio andare sotto al palco, sentire di cosa sa il suo sudore.
Allungo il naso, forse Carlo è la tua giacca di pelle che puzza. Ma io ti seguirei ovunque. Ti prego girati, guarda se ci sono.
Il concerto comincia.
I miei occhi sono ancora a terra, persi tra le briciole che ho prodotto con quell'hot-dog.
Ma soprattutto penso alla mia macchina, a quel ragazzo mulatto che è passato proprio mentre Jean buttava la borsa con il computer nel bagagliaio.
E sai Carlo quando mi risveglio?
Quando Amanda allontana il microfono, come se questo fosse una madamigella diventata improvvisamente inutile e noiosa, ma la voce continua a uscire elegiaca dalle casse. Il microfono non serviva: ma non me l'aspettavo, capisci? Potevo restare delusa, girarmi verso qualcuno a caso e con una smorfietta sarcastica commentare: -Eh, lo sapevo che era in playback. E invece ho deciso di prenderla come un altro geniale colpo di scena.
è qui che mi risveglio.
La sala nel frattempo si è riempita. Amanda:
-You guys are fucking awesome!
In questo cubo claustrofobico non mi sono mai sentita così libera. Archi e violini si rincorrono, Amanda fa da ponte, triangolo equilatero senza prospettiva; e quando gli strumenti si sovrappongono, i presenti si abbracciano.
Io, io mi nascondo. Sono impalata davanti al gesso del suo piede: uno scarpone e uno stivale, un'altra messa in scena pensavo, e invece era necessità.
E sul finale, quella maschera incerata rubata al teatro giapponese.
Amanda resuscita mille volte stasera. Lo sapevo, questo sì, che non poteva essere morta.
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