giovedì 23 ottobre 2008


Se anche tu hai un sogno nel cassetto,
cerca di realizzarlo.
Fosse anche un desiderio infantile.
Anche solo dimagrire.
Amanda?













Music Drome, Milano.
Il locale dentro è come lo ricordavo, buio come un cubo, eppure dispersivo: ci metto un po' ad abituarmi alla penombra.
C'è puzza di pelle e di giacche a poco prezzo, mentre cerco di ascoltare la conversazione dei tre ragazzi accanto a me. Carlo mi comunica che stasera tutte le persone presenti sono potenzialmente interessanti, questi nel caso specifico parlano di cinema e saltellano.
Io sbadiglio e mi distraggo.
E poi Carlo? Altre indicazioni?
-Sbrigati con quell'hot-dog. Voglio andare sotto al palco, sentire di cosa sa il suo sudore.
Allungo il naso, forse Carlo è la tua giacca di pelle che puzza. Ma io ti seguirei ovunque. Ti prego girati, guarda se ci sono.
Il concerto comincia.
I miei occhi sono ancora a terra, persi tra le briciole che ho prodotto con quell'hot-dog.
Ma soprattutto penso alla mia macchina, a quel ragazzo mulatto che è passato proprio mentre Jean buttava la borsa con il computer nel bagagliaio.
E sai Carlo quando mi risveglio?
Quando Amanda allontana il microfono, come se questo fosse una madamigella diventata improvvisamente inutile e noiosa, ma la voce continua a uscire elegiaca dalle casse. Il microfono non serviva: ma non me l'aspettavo, capisci? Potevo restare delusa, girarmi verso qualcuno a caso e con una smorfietta sarcastica commentare: -Eh, lo sapevo che era in playback. E invece ho deciso di prenderla come un altro geniale colpo di scena.
è qui che mi risveglio.
La sala nel frattempo si è riempita. Amanda:
-You guys are fucking awesome!
In questo cubo claustrofobico non mi sono mai sentita così libera. Archi e violini si rincorrono, Amanda fa da ponte, triangolo equilatero senza prospettiva; e quando gli strumenti si sovrappongono, i presenti si abbracciano.
Io, io mi nascondo. Sono impalata davanti al gesso del suo piede: uno scarpone e uno stivale, un'altra messa in scena pensavo, e invece era necessità.
E sul finale, quella maschera incerata rubata al teatro giapponese.
Amanda resuscita mille volte stasera. Lo sapevo, questo sì, che non poteva essere morta.

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