Carlo, ho deciso: non farò più gite. Un po' per il mondo che non c'è più da fidarsi di nessuno, un po' per i budget ridotti all'osso. Stasera per esempio. Mi godo la città. Si sta quasi bene, l'arietta in terrazza fingo anche di avere un giardino e innaffio spensierata. Il nano è sempre là, più grande del Narciso che ho piantato. Stizzita per poco, spazzo e semino briciole che finiranno di sotto, di sicuro: ghirigori, anche loro. C'è un silenzio irreale, i nuvoloni grigi che stazionano sulla città da ore sembrano intimidire i torinesi che stasera grazie al cielo appunto non producono inquinamento sonoro e si dedicano ai lavori domestici. Io non mi smentisco e prendo nota: l'inquilina di fronte ascolta Il cielo in una stanza e ripassa le mensole vuote.
Non odio più Torino sai? Adesso che ho firmato, che so che me ne vado, ho imparato ad accettarla come un errore di cui si prende atto. Il rimedio, ovviamente, lo cercherò altrove.
Come sta il moribondo? Ci hai messo un'altra pezza?
Ora però ti saluto, vado a scrivere da un'altra parte.
Il falegname, gli scatoloni, le cartoline mai spedite, la gabbietta del piccione da restaurare: come vedi ci sono ancora un sacco di cose da fare. Meglio che mi faccia sentire io,
Louise
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento