domenica 6 aprile 2008

Baby Dee: Complex interiority


Ape in triciclo, uomo e poi donna, organo liturgico, fisarmonica e burla,

arpa accompagnatrice di un bell'antonio del west sussex. Da Cliveland a noi, attraverso la sua complessità che ci arriva come un richiamo per gli uccelli. L'ho vista attraversare la strada, in periferia, magnifica decadenza avvolta in un mantello di lana, che forse era una giacca, quella di un'anziana signora back in the 50's. Non la conoscevo, ma ho capito che sarebbe stata magia, nella casa, al secondo piano di quel civico fuori mano. Il wisky sul piano, forte odore di note strimpellate con straordinaria coerenza di chi sente la musica, di chi la conosce e decide di stravolgera per farci un regalo. Rapito dalle mani, quelle grandi di una donna speciale, che batte forte i tasti come in preda ad una rabbia che è amore, un dolore che è gioia, un cinguettio che è ruggine. Il wisky in bilico, ho temuto, che una nota o l'altra potessero spingerlo giù, ma lei sapeva quando una nota e quando l'altra, perchè traballasse con superbo equilibrio. Ha cantato la morte dolce, la vita amara, lo spirito santo e il padre suo e non nostro, infine l'amore, il restare quando si può, cambiare per rimanere uguali a se stessi, e poi alti e poi bassi, rumore, applausi e un'emozione autentica di chi non si aspetta di essere compresa perchè infondo una spiegazione non c'è. Sono fermo a quelle undici tracce e non voglio andare avanti, piuttosto indietro a quando non la conoscevo, stupido io.

Compro un biglietto con destinazione una drag city oasi di talenti e interiorità complesse.
Voglio i capelli rossi tinti in casa e giacche di lana, forse mantelli.


Baby Dee quando ritornerai forse sarà troppo tardi, perchè io magari chissà ti avrò raggiunta altrove per guardare il bicchiere, mezzo pieno, ma in bilico.



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